Agostino Di Bartolomei è stato il grande capitano della Roma del secondo scudetto. Per i tifosi della Roma era semplicemente “Ago” o “Diba”, ed il ricordo della sua storia è ancora oggi una ferita aperta, perché quella tragica morte avvenuta per suicidio il 30 Maggio 1994, esattamente dieci anni dopo la finale di Coppa dei Campioni persa contro il Liverpool poteva essere evitata.
Di Bartolomei aveva un carattere chiuso e riservato. In campo è stato un grande campione, nella vita un uomo di forti principi. Era un buono Diba, uno di quelli che aveva solo una parola, per il quale rispetto, riconoscenza, onestà erano dei valori imprescindibili. Purtroppo nonostante il suo grande carisma portato per tanti anni come capitano sul campo di calcio, non ha retto a quello che per lui è stato un tradimento da parte di quel mondo del calcio a cui aveva dato tutto e che dopo il ritiro gli ha chiuso tutte le porte in faccia.
Ha aspettato per dieci anni una chiamata dalla sua Roma. Tante idee, tanti progetti sulla scrivania ma quella telefonata non è mai arrivata. Per uno che aveva dedicato la sua vita alla Roma, scendendo in campo in maglia giallorossa 308 volte (146 con la fascia di capitano) segnando 66 goal non era facile da accettare.
Chi era Agostino Di Bartolomei
Agostino era romano e romanista. Ha iniziato a tirare calci ad un pallone nel suo quartiere e successivamente in una società satellite della Roma. Fu notato dal Milan appena tredicenne ma scelse di provare ad entrare nel mondo del calcio professionistico a Roma, e ci riuscì velocemente.
Approdò nelle giovanili giallorosse. Vinse un paio di campionati e ad appena diciotto anni ebbe la grande soddisfazione di esordire in serie A con la sua Roma. Il ragazzino ci sapeva fare, nelle due stagioni che seguono il minutaggio in squadra crebbe, e la Roma per completarne la maturazione lo mandò un anno a giocare titolare in serie B con il Lanerossi Vicenza.
Di Bartolomei tornò alla Roma nella stagione successiva, pronto per diventare un titolare inamovibile della squadra. Centrocampista completo, non velocissimo ma dotato di grande senso della posizione, di intelligenza calcistica, visione di gioco e di quel calcio potente e preciso che nel tempo è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica. “Tira la bomba Ago”, urlavano i tifosi. Nel quartiere Tufello di Roma ancora oggi è presente una scritta in ricordo del capitano.
La sua carriera con la Roma
Con la Roma vinse tre Coppe Italia e soprattutto lo splendido scudetto della stagione 82-83 quando venne arretrato dal Barone Liedholm in difesa. Accanto al velocissimo Vierchowod e potè sfruttare tutta la sua sapienza calcistica diventando un fantastico regista difensivo, riuscendo a sfruttare il suo tempismo e senso della posizione in fase difensiva, ed i suoi precisissimi lanci e le conclusioni nei frequenti inserimenti in zona avanzata.
Nonostante le grandi prestazioni con la maglia giallorossa, non fu mai protagonista in maglia azzurra in anni in cui se non si vestivano maglie a strisce era davvero complicato imporsi in nazionale.
Dopo la dolorosa sconfitta in Coppa dei Campioni la Roma cambiò allenatore, e sulla panchina giallorossa arrivò Sven Goran Eriksson, cultore di un gioco veloce e atletico. Per caratteristiche Ago non era adatto a quel tipo di gioco, inoltre la finale con il Liverpool con i rigori aveva lacerato il rapporto con alcuni compagni ed il Presidente Viola decise di cederlo al Milan.
Roma era con lui, nell’ultima partita in maglia romanista, un Roma – Verona finale di Coppa Italia giocata il 26 Giugno 1984 lo salutano con un bellissimo striscione. Pochi mesi dopo si gioca un Milan – Roma, e Diba, in maglia rossonera segna, ed esulta in modo rabbioso, scaricando tutta la frustrazione e la rabbia accumulata per una cessione che aveva vissuto come un tradimento. Molti tifosi non hanno gradito, ed i rapporti con il tifo romanista per qualche tempo si è raffreddato.
Ago per sempre nei nostri cuori
L’amore vero però non sparisce mai, ed ancora oggi il nome di Agostino Di Bartolomei è uno dei più amati tra il pubblico romanista. La As Roma lo ha inserito nei primi 11 giocatori della Hall of Fame ed i tifosi nei 16 giocatori più rappresentativi scelti per la coreografia del derby 2015. Ma quei dieci anni di silenzio che hanno lasciato solo Agostino restano e pesano come macigni sulle coscienze di chi non ha saputo capire l’uomo e dargli l’opportunità di mettere il suo grande amore per i colori giallorossi e la sua conoscenza del calcio al servizio della Roma. Chissà cosa sarebbe potuta essere la Roma con un uomo come Di Bartolomei in società. Un grande rimpianto per una storia finita come non doveva finire.
esistono i tifosi di calcio…e poi ci sono i tifosi della Roma
Agostino Di Bartolomei